L’esperimento di via Gramsci resta isolato
Esistono da oltre un decennio asfalti catalitici capaci di trattenere a terra l’inquinamento, che viene poi trascinato via ogni volta che piove. Li proponiamo al Comune dal 2004 e una sperimentazione - dopo molte insistenze - è stata fatta nel 2008 in via Gramsci, con risultati positivi. Dopodichè più nulla...
L’asfalto mangiasmog è un agglomerato bituminoso innovativo, per la precisione in grado di ridurre alcuni inquinanti (in particolare gli ossidi di azoto) sino al 50%. I test, sin dal 1998, sono stati numerosi, anche in Italia, in Lazio e in Lombardia. Questo tipo di conglomerato bitumoso fotocatalitico funziona così: include biossido di titanio oppure nano-polimeri e, in presenza di aria e luce, ossida chimicamente gli inquinanti, facendoli depositare a terra. Poi basta la pioggia, oppure lavare con acqua. Vernici mangiasmog sono state usate per le pareti della galleria urbana della SS36 che vengono dilavate ogni quattro mesi.
Il brevetto col biossido di titanio è italo-inglese ed ha grande successo all’estero, ma come al solito abbiamo ritardi e resistenze nell’uso da noi. Il più recente brevetto con nano-polimeri è della repubblica Ceca ed è rappresentato in Italia da una azienda brianzola.
La Regione Lombardia aveva stanziato dal 2005 al 2008 fondi per aiutare i Comuni nel provare questi asfalti, che sono più costosi, ma anche molto più duraturi.
Sperimentazioni sono state fatte inizialmente a Milano e Segrate, poi anche a Monza, con certificazione della riduzione di inquinanti eseguita dall’Arpa. Un chilometro quadrato di asfalto al titanio elimina dall’aria 30 tonnellate di ossidi di azoto l’anno.
Abbiamo sperato in una diffusione maggiore di questo tipo di asfalti, ma invano. Voci dicono che piacciono poco alle aziende che eseguono la posa, perchè se è vero che hanno un costo maggiore rispetto agli standard abituali, poi richiedono meno rifacimenti, il che significa risparmi per il Comune, ma meno introiti per le imprese.
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