Sul suolo restante, nuovi parchi pubblici
Sarebbe ideale per Monza questa soluzione adottata a Parigi e ormai in via di diffusione in tutta Europa. Sulle aree agricole vincolate, ma non utilizzate e quindi degradate, consentire di costruire edifici dedicati alla coltivazione in cambio di ampi spazi ceduti al Comune come nuovi parchi urbani.
Esistono in molte città, anche a Monza, aree bloccate dai PGT con destinazione agricola che non vengono coltivate e sono diventate aree degradate. Una soluzione interessante è stata promossa da alcuni anni per le periferie di Parigi e ora si sta diffondendo anche in altre aree densamente abitate: consentire la costruzione di fattorie verticali, anche tre o quattro piani su una parte dei campi, ottenendo in cambio aree a parco urbano sulle porzioni di terreno restanti.
La coltivazione al suolo dentro le periferie urbane è da tempo in abbandono. Non è interessante per diversi fattori, di coltivazione ed economici. Viceversa, le fattorie verticali consentono di produrre di più e meglio al riparo dagli eventi atmosferici e dell’inquinamento, riducendo anche l’uso di sostanze chimiche e fertilizzanti. Più basso anche l’utilizzo di acqua. Inoltre, in queste serre verticali è possibile coltivare, volendo, ortaggi e piante diversi da quelli tipici del luogo di insediamento, con vantaggi per import ed export.
ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e lo sviluppo economico sostenibile, insieme alla Agenzia Spaziale Italiana e ad aziende private, sta effettuando alcune sperimentazioni e ricerche, specie per la produzione di micro-verdure di elevata qualità nutrizionale. Tra le micro-verdure si annoverano per esempio basilico, ravanello, senape, prezzemolo, cerfoglio, erba cipollina, cavolo, rucola (per dirne alcune). Tra queste piante ce ne sono molte che hanno sui mercati internazionali una resa economica rilevante.
In Lombardia, lo sviluppo di questo tipo di soluzioni è fermo perchè risulta frenato da norme urbanistiche regionali che andrebbero modificate con intelligenza.
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