Impianti al suolo troppo grandi in Brianza
Aumenta la diffusione dei cosiddetti "campi fotovoltaici", grandi distese di pannelli costruite a terra in zone ex-agricole. Un vantaggio per l’energia, ma un danno per l’ambiente in zone densamente abitate come la nostra. Servono regole e criteri diversi. Esistono, ma sembra siano ignorati...
Pannelli fotovoltaici, non sono tutte rose e fiori. Specialmente quando vengono realizzati a terra grandi campi fotovoltaici in zone densamente abitate come la Brianza. E’ un consumo di suolo ignorato dalle associazioni ambientaliste, ma effettivo e grave. Ed è un danno per la biodiversità.
I grandi campi fotovoltaici stanno aumentando, perchè rendono economicamente bene ed hanno incentivi pubblici, poichè aumentano la produzione di energia. Di fatto corrispondono ad una progressiva devastazione di porzioni del territorio, costituendo anche un disincentivo alle coltivazioni agricole. Tra l’altro, i produttori di pannelli e le società che realizzano e gestiscono gli impianti sono quasi sempre non italiane.
E' un problema per il nostro paese, tra quelli a maggior densità abitativa in rapporto alla superficie. Per esempio, Italia e Francia hanno la stessa popolazione (60 milioni circa), ma la nostra media è di 207 abitanti per kmq, quasi il doppio di quella francese, che è di 117 abitanti per kmq.
A metà del 2024, la Regione Lombardia ha varato alcune norme che regolamentano la diffusione dei campi fotovoltaici, ma non bastano a garantire uno sviluppo equilibrato di questo tipo di impianti, anche se mirano a favorire la tipologia denominata “agrivoltaica” che sviluppa in contemporanea produzione di energia e coltivazioni agricole sugli stessi appezzamenti di terreno. Inoltre, nella nostra regione non si vedono molti impianti realizzati sopra i tetti delle industrie, come accade per esempio in Germania. Sono chilometri quadrati disponibili che eviterebbero la riduzione di campi, prati e boschi.
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